
Il cardo mariano cresce in tutta l’Europa meridionale, qui da noi soprattutto al Centro e al Sud, ma si trova anche in montagna.
Il suo nome deriva dal greco “Ardis” cioè “Punta dello strale”, poiché è ricchissimo di spine, lo sanno bene tutti quelli che hanno cercato di raccoglierlo senza le dovute precauzioni a protezione delle mani.
La parola “Mariano” è invece a quanto pare legata alla Madonna, che secondo la storia mentre allattava Gesù fece cadere delle gocce di latte sul fiore, da lì le sue delicate e candide striature che ne caratterizzano le foglie.
Nei tempi antichi, il cardo era raccomandato anche per aiutare il fegato e per curare la rabbia.
Pianta erbacea, annua o biennale, alta 50-150 cm. È assai diffusa dal mare alla regione submontana, dai ruderi ai margini delle strade ai territori incolti, soprattutto nell’Italia centrale e meridionale. Le foglie sono chiazzate di bianco lungo le nervature ed a margini dentati, picciolate quelle inferiori e sessili quelle nel fusto. I fiori sono riuniti in capolini posti al termine dei rami che sono grandi, di color porpora, con base concava e spinosi. Il frutto è un achenio ovale oblungo di colore scuro.
In piena estate avviene la raccolta dei capolini: questi ultimi vengono essiccati e battuti per ottenere gli acheni.
La droga è composta da un complesso di favolignani, denominato silimarina. Si tratta di una miscela di silibina(detta anche silibinina) al 50%, in quantità minore di silicristina, silidianina e con tracce di isosilibinina, isosilicristina e silandrina.
In sezione trasversa si osservano:
- Cellule epidermiche a pareti ispessite, incolori, allungate a palizzata.
- Cellule parenchimatose a pareti sottili, picchiettate le più interne e contenenti prismi di ossalato di calcio.
- Una fila di cellule con pareti robuste.
- Cellule embrionali a pareti sottili, contenenti druse, cristalli globulari e gocce di grasso.
La polvere, di colore giallo-bruno, presenta frammenti di cellule epidermiche che si colorano in rosso con cloralio idrato e prismi di ossalato di calcio. Studi sperimentali hanno evidenziato diverse proprietà farmacologiche: antiossidanti, epatoprotettive, nefroprotettive, antitumorali, antinfiammatorie ed antiulcera. Gli effetti epatoprotettivi sono stati dimostrati sia in vitro sia in vivo. Il cardo mariano aumenta la sintesi proteica negli epatociti, stimolando la rigenerazione epatica. Quest’ultima avviene grazie alla silimarina, la quale stimola l’attività della RNA polimerasi I mediante attivazione di un sito promotore nel DNA che la polimerasi utilizza come stampo per la sintesi di RNA ribosomiale. Un aumento di RNA ribosomiale coincide con la rigenerazione epatica. Sia la droga, come estratto, sia i suoi componenti attivi, la silimarina e la silibina, proteggono il fegato, sia integro sia non ancora danneggiato in maniera irreversibile, impedendo alle sostanze tossiche di penetrare nella cellula epatica (epatocita). Si raccomanda il cardo mariano nella dispepsia digestiva, nelle intossicazioni epatiche da funghi e da sostanze velenose e come terapia di supporto nell’insufficienza epatica e nella cirrosi alcolica.
Fonti
Farmacognosia;Botanica,chimica e farmacologia delle piante medicinali,F.Capasso
Fitoterapia Impiego razionale delle droghe vegetali,Capasso,Grandolini,Izzo
Il libro dei rimedi naturali;J.Fbalch & M.Stengler
Le erbe medicinali aromatiche cosmetiche;Fabbri Editori
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