
Socio Michele D’Ambrosio
Il colesterolo è un costituente naturale dell’organismo, indispensabile per la costruzione di cellule sane e per la produzione di ormoni e vitamina D.
Tuttavia, eccessi di colesterolo nel sangue possono portare a problemi cardiovascolari, formazione di placche aterosclerotiche che causano gravi danni fisiologici: ictus e infarto sono la punta di un iceberg che comprende altre numerose problematiche.
È stato recentemente pubblicato uno studio, secondo cui i rischi che porta il colesterolo non riguardano esclusivamente gli anziani, ma affliggono soprattutto i giovani adulti sotto i 45 anni.
In tale studio è stato mostrato come, quando il colesterolo cattivo, quello LDL, supera i 145 mg su 100 mL di sangue, il rischio di sviluppare malattie cardiache raddoppia. Prima dei 45 anni, il rischio aumenta del 29% negli uomini e del 16% nelle donne.
Naturalmente come primo intervento conviene sempre seguire una dieta povera di grassi, in modo da ridurre la concentrazione di colesterolo, ma anche di trigliceridi, nel sangue. In casi più gravi, o laddove la dieta non sia sufficiente, è necessario passare al trattamento farmacologico, che prevede l’uso di ipolipidemizzanti, come le statine. Tuttavia l’utilizzo di questi tipi di farmaci può sembrare eccessivo per gli under-45, che possono ricorrere ad altri metodi per abbassare il colesterolo, come appunto una dieta sana, oppure svolegere attività fisica. L’attività fisica è molto spesso sottovalutata in questi casi. Preferire le scale all’ascensore, o la bicicletta all’auto sono piccoli accorgimenti che possono però ridurre drasticamente i pericoli dovuti a un alto tasso di colesterolo.
Lo studio ha effettivamente un grande impatto, perché pone il problema della prevenzione degli alti livelli di colesterolo anche a un target che si pensava fosse estraneo a queste tematiche, quello dei giovani. Quando si parla di ipercolesterolemia si pensa immediatamente a pazienti che appartengono a una determinata fascia d’età avanzata, escludendo la possibilità che possa riguardarne altre. In realtà, come detto, anche i pazienti giovani (adulti sotto i 45 anni) possono imbattersi in queste difficoltà. Ciò dovrebbe portare tali soggetti a effettuare analisi e approfondimenti, valutati i quali si potrà, se necessario, correggere le abitudini alimentari o eventualmente passare all’uso di ipolipidemizzanti.
Per maggiori informazioni, rimandiamo al sito: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)32519-X/fulltext
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