
Dott.ssa Antonella Danese, Socia Agifar Roma
Sebbene si pensi che gli uomini primitivi si nutrissero già del mirtillo, sia nero sia rosso, la prima testimonianza proviene da uno dei primi erbari ai tempi dell’imperatore Nerone: il “De materia medica” di Dioscoridie, medico e botanico greco. In uno di questi cinque libri, Dioscoride riserva un piccolo spazio per il mirtillo, consigliando il frutto per chi soffriva di dissenteria.
In Germania era usato per tingere tessuti e carta, mentre in Toscana era uso aggiungere le bacche all’arrosto.
Nel XVIII secolo i medici cominciarono a consigliare il mirtillo per attenuare i dolori del fegato infiammato.
C’è un altro aneddoto importante sul mirtillo che proviene dall’Inghilterra: si dice che durante la seconda guerra mondiale i piloti inglesi, per poter attaccare con più precisione durante le ore del giorno con scarsa visibilità, mangiassero grandi quantità di frutti o di marmellata di mirtilli.
La droga del mirtillo è data dal frutto e dalle foglie di Vaccinium myrtillus (Fam.Ericaceae). Vaccinium, deriverebbe da nacinqo = giacinto o da vacca, perché pianta preferita dalle mucche; myrtillus, diminutivo di myrtus e cioè piccolo mirto, in riferimento alla forma dei frutti e delle foglie.
È particolarmente abbondante sulle Alpi e sugli Appennini, nel sottobosco fino a 1500-1800 m.
I frutti del mirtillo sono violetti, con semi sagomati a mezzaluna. I componenti principali sono gli antocianosidi (delfinidina, cianidina, petunidina e malvidina); essi sono presenti nel frutto fresco ad una concentrazione che va dallo 0,1 allo 0,25%. Sono presenti anche flavonoidi (iperoside e quercetina), nonché pectine, vitamina C e tannini. Al mirtillo nero vengono attribuite diverse proprietà farmacologiche: antiossidanti, venotrope, antibatteriche, cardiovascolari, antidiarroiche, ipolipidemiche ed ipoglicemiche. In questi ultimi anni è stata approfondita l’azione venotropa ed e stato osservato che questa droga blocca la formazione di radicali liberi, comportandosi da vero e proprio scavenger, impedisce l’ossidazione delle LDL, inibisce l’aggregazione delle piastrine e soprattutto rilascia la muscolatura liscia dei vasi con un meccanismo che vede coinvolto il release di prostacicline; inoltre normalizza il flusso ematico, ostacola l’azione delle elastasi (enzimi proteolitici che degradano la fibra elastica dei vasi) e l’accumulo di glicoproteine sulla parete dei vasi ed infine stimola la sintesi di collagene migliorando la resistenza dei vasi e dei capillari.
Il mirtillo inibisce la formazione di specie reattive all’ossigeno (ROS), che sono responsabili tra l’altro di disturbi visivi, e aumenta la velocità di rigenerazione della porpora retinica, migliorando la visione notturna.
Il mirtillo e una droga sicura. Gli effetti indesiderati riguardano i sistemi cutaneo, gastrointestinale e nervoso. Possono verificarsi dolori gastrici per l’alto contenuto in tannini. L’ingestione dei frutti freschi interi può irritare l’intestino in individui particolarmente sensibili.
A seguito la validazione da parte dell’HMPC dell’EMA, il comitato per i medicinali di origine vegetale, sugli usi terapeutici del mirtillo nero fresco.
https://www.ema.europa.eu/en/documents/herbal-summary/fresh-billberry-fruitsummary-public_it.pdf
Scrivi un commento