
Dott. Riccardo Bernazza, Redattore Farmanews e Consigliere Agifar Roma
In questi ultimi giorni si sta attivamente parlando, nell’ottica di una migliore strategia anti-Covid, della concreta possibilità di effettuare i test sierologici all’interno delle farmacie.
Il Ministero ha dichiarato l’impegno a predisporre un elenco di test, validati da Iss e Comitato tecnico scientifico, da effettuare nelle farmacie in un’ottica di collaborazione interprofessionale ed interistituzionale.
In quest’ottica collaborativa, un modello è stato già attivato nella provincia di Bolzano, ove la quasi totalità delle farmacie della provincia hanno aderito su base volontaria.
Tale modello si basa su uno screening nel quale la farmacia risulta una tappa fondamentale:
Il paziente difatti viene contattato dalla Asl di competenza tramite lettera, nella quale viene illustrato il funzionamento dell’iniziativa e che va conservata dalla farmacia quale attestato di partecipazione.
A seguito del risultato del test, che può essere non valido (e perciò va rifatto), negativo, positivo in relazione alla presenza di immunoglobuline G o positivo in relazione alla presenza di immunoglobuline M, la farmacia, «in ottemperanza alle disposizioni vigenti è obbligata a comunicare l’esito del Test» alla Asl e a fornire al paziente «le informazioni» sul provvedimento del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria per l’adozione delle misure di contenimento della diffusione del virus COVID-19. «Il farmacista» scrive la Asl «è tenuto solo a dare le stesse indicazioni riportate sulla lettera ricevuta dal paziente e non e autorizzato a dare ulteriori istruzioni».
In caso di positività, il paziente «verrà contattato telefonicamente dal personale sanitario del Dipartimento di prevenzione per eseguire, possibilmente entro 48 ore, un tampone nasofaringeo per la ricerca del virus. In attesa dell’esito del tampone, dovrà essere posto in isolamento su disposizione del Dipartimento di prevenzione. Sara cura del paziente contattare il medico di medicina generale per la certificazione di malattia. Qualora l’esito del tampone nasofaringeo sia negativo l’isolamento verrà revocato, mentre se dovesse risultare positivo dovrà sottostare alla quarantena fino a negatività dei successivi tamponi». Per quanto riguarda il farmacista che ha eseguito il test, il documento fa riferimento alla norma relativa agli operatori sanitari che «esclude l’applicazione della quarantena automatica a chi è stato a stretto contatto con individui affetti di Covid-19». Per quanto riguarda invece le misure di sicurezza, «l’esecutore del test deve munirsi delle protezioni individuali prescritte: mascherina FFP2, camice chiuso o usa e getta e deve indossare un nuovo paio di guanti usa e getta».
Intanto, continua la discussione sulle proposte di coinvolgere attivamente la farmacia nelle vaccinazioni e in particolare sulla figura del farmacista vaccinatore.
Al centro dell’attenzione un incontro al Ministero finalizzato a trovare una soluzione riguardo l’allarme relativo a rischi di carenze di vaccini antinfluenzali nel canale delle farmacie, a causa dell’aumento della richiesta di dosi da parte delle Regioni.
A porre la problematica all’attenzione delle istituzioni è stata la volontà di allargare il più possibile la platea di cittadini che accede alla vaccinazione al fine di ottenere una migliore diagnosi differenziale tra influenza stagionale e infezione da Covid-19.
Da parte delle farmacie è stato inoltre sottolineato come una carenza nel canale rischierebbe di lasciare scoperta proprio la parte di popolazione attiva.
Nel contesto di questo dibattito è il Conasfa, un’Associazione nazionale di farmacisti non titolari, ad intervenire, sottolineando come «nell’ambito di un’emergenza sanitaria mondiale i farmacisti sono stati in prima linea sul territorio a servizio della popolazione, pagando talvolta in prima persona con la propria vita e quella dei propri cari. Nessuno dei collaboratori si è tirato indietro di fronte alle proprie responsabilità, ma ci pare quanto mai inopportuno pensare che possano operare un atto professionale, quale quello della vaccinazione, che non compete alla loro formazione e al loro ruolo. Per quanto i farmacisti si debbano considerare operatori sanitari a tutti gli effetti, non riteniamo che si possano sostituire ai medici. Per troppo tempo i farmacisti hanno tentato di rincorrere ruoli professionali che spettano ad altri operatori sanitari: il farmacista in realtà si occupa del farmaco, della sua conoscenza e della sua dispensazione alla popolazione, insieme alla vigilanza sull’uso consapevole e responsabile dello stesso».
Una menzione infine merita la posizione di Federlab Italia, che riunisce oltre 2mila laboratori di analisi cliniche e dei centri poliambulatoriali privati accreditati con il Ssn che chiedono a Speranza una delucidazione per non essere stati inclusi nell’elenco dei luoghi ove rendere disponibili i test sierologici. Gennaro Lamberti, presidente di Federlab Italia, afferma che in Italia «esistono migliaia di strutture dotate delle necessarie capacità, del know-how, dell’organizzazione e soprattutto delle professionalità in grado di supportare, in condizioni di perfetta sicurezza, il Ssn nell’esecuzione dei test. E invece di decide di fare a meno del contributo dei laboratori, rendendo disponibili tale tipologia di esame (anche) in farmacia con modalità di svolgimento e di trasmissione dei dati tutte ancora da concordare con le autorità sanitarie. Ma non sarebbe stato più facile affidare l’esecuzione dei test a chi, come i laboratori di analisi, normalmente lo fa di mestiere?».
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